domenica 17 gennaio 2016

Indiscrezioni sul concorso

In questi giorni è stata pubblicata la bozza del bando.

Non è completa (manca, ad esempio, la ripartizione dei posti per regione e classe di concorso) e, per di più, essendo una bozza, sarà soggetta a modifiche.

Proprio per questo la pubblico senza alcun commento (mi permetto solo di dire che il concorso sarà un massacro, ma questo già si sapeva).

Versione di Max Bruschi: vedi qui.
Versione di Orizzonte Scuola: vedi qui e qui.
Allegato A (da Orizzonte scuola): vedi qui.


A presto!

martedì 12 gennaio 2016

Timeo Danaos et dona ferentis

Forse un simile titolo dovrebbe essere riservato al nuovo concorso, ma anche il progetto di riforma delle classi di concorso, presentato come un modo per rendere la scuola più efficiente, rischia di diventare una catastrofe.

L'idea di fondo sembra la seguente: aprire le cattedre a dottori che hanno conseguito le lauree più varie e solo vagamente affini (la brutta notizia è presa da qui).

In poche parole chi ha studiato Storia dell'arte, Musicologia, Antropologia, Moda, (e vedremo cos'altro) ecc. potrà insegnare letteratura, antologia, grammatica, ecc. se avrà recuperato i crediti necessari. Già oggi le università si prodigano a favorire, con corsi sempre più semplici, il recupero dei crediti per quei "quasi docenti" che, poverini, sono stati tagliati fuori dall'ennesima riforma, ma ora inizierà il commercio vero e proprio dei cfu.

Evidentemente avere dei professori competenti e formati, che hanno seguito per anni un particolare tipo di percorso, è osare troppo. Dovremmo diventare come gli insegnanti della scuola Primaria, obbligatoriamente tuttologi, ma ovviamente superficiali? Un conto è insegnare alle elementari, percorso che prevede ridotte competenze specifiche, visto il livello che potranno raggiungere gli studenti, un altro è alle medie o alle superiori: mi immagino uno pseudo-docente di latino o greco che ha acquisito i crediti solo con qualche corsetto di letteratura all'università, o anche quelli che insegneranno grammatica italiana portando in dote un curriculum di un paio di esami universitari!

Un docente laureato in Lettere che insegni letteratura e grammatica (eventualmente anche latino e greco), uno in Storia che si occupi della sua disciplina, un dottore in Geografia che si curi di quella. Questa è la riforma che andava fatta per migliorare l'istruzione italiana.

Purtroppo le logiche sono diverse e si chiamano: sfruttamento del personale (nelle mansioni più varie), riassorbimento del precariato attraverso sanatorie (permettere a chi non ha un certo titolo di accedere lo stesso ad un determinato ruolo è una sanatoria), mobilità e trasferimenti (già inclusi nella legge 107/2015 con la nascita di organico potenziato e ambiti territoriali, ma pienamente operativi con il rinnovo delle classi di concorso).

E se non ci credete cito un commento al decreto inserito nell'articolo de "Il Sole 24 ore" precedentemente indicato:

"Questo provvedimento «era atteso da sei anni - sottolinea Luciano Chiappetta, storico ex direttore generale del personale del Miur, oggi consigliere del ministro, Stefania Giannini -. Non serve per risparmiare, ma la riduzione del numero delle classi di concorso favorirà il tasso di sostituibilità degli insegnanti e ridurrà ulteriormente la platea degli esuberi» (oggi se ne contano oltre 7mila)."

Speriamo che i futuri concorsi/corsi abilitanti siano almeno selettivi e rigorosi (in modo che vengano superati solo da chi è preparato), ma dubito che sarà così.
 
Prepariamoci.

martedì 29 dicembre 2015

Fine di un anno terrificante.

Ultime novità. 

Anche se sembra che qualcosa si stia muovendo, ancora nulla si sa di certo sul concorso e sul nuovo TFA. Qualcuno potrebbe obiettare che ora sappiamo con sicurezza quanti insegnanti verranno assunti con il prossimo concorso (vedi qui pag. 2), ma penso che sia più importante conoscere i numeri suddivisi per regione e per classe di concorso. Per di più alcune indiscrezioni degli scorsi mesi sono state smentite in queste ore, cosa che mi consiglia di non perdere tempo ad allarmare inutilmente chi legge queste righe (se proprio volete conoscere le ultime dichiarazioni del ministro, leggete qui).
Sul corso di abilitazione il silenzio è ancora più assordante, ma dubito che si rimangino la parola e che decidano di non emanare il bando, dopo il clamore mediatico sollevato.

Quando saranno emanati i bandi vi aggiornerò.


Non mi rimane altro che fare gli auguri a tutti e ringraziare, in primis, quanti di voi mi hanno accompagnato in quest'anno di passaggio (di passaggio per me e per chi, come me, si è abilitato!).


Augurare un sereno 2016 ha un retrogusto molto amaro, visto come è andato quello passato: la legge approvata in estate cancella ogni possibilità di costruire un Paese migliore perché demolisce il nostro sistema scolastico democratico e meritocratico. E dire che la consultazione sulla "buona scuola" doveva essere fatta on line proprio per coinvolgere tutti! Sembra che le proposte di quel sito non siano state nemmeno lette, a tutto vantaggio delle istanze imposte dai soliti noti (e che, fino a pochi anni fa, venivano condannate dal partito oggi al governo, vedi qui).


Da ex-tieffino non posso evitare di fare i conti con la mia esperienza di tirocinante, ma, volendo evitare di commentarla direttamente, prendo in prestito le parole (segnalatemi dalla cara collega Marta Guglielmi) di una che tieffina non è mai stata, ma che, circa 140 anni fa, ha vissuto l'umiliante e vuota esperienza del corso di abilitazione all'insegnamento.
Mi riferisco a Matilde Serao.
In un'Italia da sempre dominata da persone che non smettono di parlare di riforme e che paventano rivoluzioni riciclando e ripresentando il vecchio, è comunque agghiacciante rendersi conto che non è cambiato proprio nulla in 140 anni. O meglio, i nomi cambiano, ma la sostanza resta sempre la stessa.


"Aspettavamo i giorni di tirocinio con una ansietà segreta. I giorni di lezione erano monotoni, spesso tristi. Noi studiavamo senza voglia, malamente, con programmi incerti, con professori troppo severi o assolutamente inetti. Eravamo già maestre e l’essere trattate da scolarette ci umiliava, ci stizziva."
M. Serao


Personalmente, rileggendo le parole di Matilde Serao, pensavo anche alle torme di pedagogisti e psicologi dell'apprendimento che vogliono avere ancor più voce in capitolo nella formazione dei docenti e si lamentano dello spazio eccessivo dato alle conoscenze disciplinari nella formazione dei futuri professori (vedi qui). Gente che, senza mai aver passato un'ora in classe (o dopo decenni di lontananza dalla Scuola), insegna durante l'anno di TFA tecniche didattiche sciocche e inutili, oppure reinventa le più ovvie con nomi altisonanti.
E così vorrebbero preparare i neolaureati alla vita concreta nelle classi, facendoli studiare (è tutta teoria!) per un anno "Scienze delle merendine".

Per fortuna quest'anno di TFA mi (ci) ha dato la possibilità di vivere esperienze significative sul campo, durante i tirocini, a stretto contatto con i ragazzi e con i docenti anziani (dal punto di vista professionale e non necessariamente anagrafico!). A questi ultimi, alla loro pazienza, alla loro competenza e alla loro passione va il mio più profondo ringraziamento.
Peccato che non sia stato facile, in realtà, ritagliare un po' di tempo per svolgere un tirocinio serio, perché proprio i pedagogisti che gestiscono il TFA hanno cercato di sostituire le ore nelle classi con assurdi, inutili, ma obbligatori lavori di gruppo a sfondo pedagogico (da circa 500 ore di tirocinio previste nelle classi, siamo passati a circa 100!).

Quello che mi piace pensare, però, è che queste difficoltà ci abbiano temprato, confermando la nostra scelta e la nostra vocazione di docenti. Ogni giorno, quando entro nelle classi, percepisco quella che considero l'essenza del nostro lavoro, il donare agli altri quelle conoscenze e quella passione che con molta fatica siamo riusciti a costruire e che saranno decisive anche per la crescita dei nostri ragazzi.

A presto e speriamo in buone notizie!

mercoledì 7 ottobre 2015

La scelta delle istituzioni scolastiche.

Sulla questione c'è molta confusione, soprattutto per chi appartiene alle CDC 43, 50, 51 e 52, quindi veniamo al punto: si possono cambiare le 20 scuole?


Riguardiamoci decreti e note esplicative.


Il dm 6 luglio 2015, art. 2 comma 7 (vedi qui) dice “I soggetti già collocati nelle graduatorie di I, II e III fascia delle graduatorie di istituto ed aventi titolo all'iscrizione nell'elenco aggiuntivo delle graduatoria di II fascia di istituto ai sensi del D.M. 326/2015, per insegnamenti appartenenti ad ordini di istruzione diversi da quelli per i quali sono collocati in graduatoria, possono sostituire, nella stessa provincia di iscrizione, una o più istituzioni scolastiche già espresse all'atto della domanda di inserimento di inizio triennio ed ai soli fini dell'iscrizione negli elenchi aggiuntivi di cui al presente decreto per i nuovi insegnamenti.


La nota del Miur del 25 settembre (vedi qui) è ancora più chiara e ha lo scopo di evitare eventuali sostituzioni abusive: “Fermo restando il carattere triennale delle graduatorie di istituto costituite a decorrere dall’a.s. 2014/15, i docenti che figurano da inizio triennio anche nelle graduatorie di qualsiasi fascia per insegnamenti diversi da quelli per i quali ci si inserisce in II fascia aggiuntiva, possono inserire/cambiare una o più istituzioni scolastiche della Provincia di iscrizione, ai soli fini dell’inserimento nella II fascia aggiuntiva. In particolare, le sedi già espresse ad inizio triennio possono essere cambiate esclusivamente con sedi nelle quali sono presenti gli insegnamenti per i quali si chiede l’inserimento in II fascia aggiuntiva. Non possono essere mutate le sedi ove risultino già impartiti gli insegnamenti per i quali si richiede l’inserimento in II fascia aggiuntiva.
E più avanti (punto 7): “- gli aspiranti presenti su I° grado e II° grado, che abbiano acquisito una abilitazione valida per un solo grado [la nostra è valida, a cascata, per due gradi!] ovvero una abilitazione relativa a una classe di concorso i cui insegnamenti non siano impartiti in una o più delle sedi scelte [ad esempio una scuola A051-52 che non abbia la A050, ma trovarne di scuole così...] in occasione della costituzione triennale delle graduatorie, possono cambiare una o più delle sedi ove l’insegnamento non è impartito, nel rispetto dei vincoli sopra illustrati...”



Questo diritto alla sostituzione non include quelli di "lettere" che in terza fascia erano iscritti a più graduatorie di ordini diversi (ossia le medie, con la 43, e le superiori, con una fra 50, 51, 52) perché noi di lettere siamo abilitati ad una classe di concorso, e, a cascata, a “tutte” le altre.  Chi è abilitato alla 50 è abilitato anche alla 43 (abilitazione a cascata) e chi è abilitato alla 43 è abilitato anche alla 50 (abilitato a cascata inversa). Stessa cosa per chi è della 51 o della 52. Quindi non possiamo lamentarci di essere abilitati ad una sola cdc per cui non abbiamo molte scuole in lista perché siamo abilitati a cascata anche nell’ordine di scuola inferiore (o, a cascata inversa, nella 50). Infatti nell'atto di compilare il modello B (scelta delle scuole) inseriamo tutti i titoli di abilitazione, anche quelli a cascata!

Esempio, se io (abilitato A50 e, a cascata, 43) avessi caricato i punti alle medie (43), ma avessi soprattutto scuole superiori in lista (50, 51, 52), essendo abilitato a cascata anche per le medie e richiedendo l’inserimento in seconda fascia per TUTTE le cdc in cui sono abilitato (in questo caso solo la 50) non potrei cambiare le 20 scuole perché in quelle 20 sarei in seconda fascia (in terza per 51 e 52).

Allora che senso ha la norma?

La legge era stata studiata per i matematici che non hanno l’abilitazione a cascata inversa (e, forse, nemmeno quella a cascata), ma che, cambiando scuole, hanno la possibilità di lavorare in seconda fascia.

Quindi gli abilitati in materie letterarie non hanno la possibilità di cambiare?

C’è solo un cavillo che ci (mi riferisco ai docenti di lettere A043-A050) permetterebbe di cambiare scuole.

Chi avesse scelto una scuola SOLO 51 O 52 in terza fascia e fosse abilitato per la 50 e la 43 potrebbe sostituirla a favore di una 43 o di una 50. Il problema è che quasi tutte le scuole che hanno cdc 51 e 52 hanno anche la 50, quindi non è possibile cambiarle con altre di nostro gusto.

lunedì 14 settembre 2015

Priorità

Da pochi minuti il Miur ha concesso anche a noi abilitati prima del 31 agosto la priorità in terza fascia (attraverso il modello A4).
La comunicazioni è qui.

giovedì 10 settembre 2015

Una questione di priorità

Dalla tragedia alla farsa.
Ma siamo in Italia e c'era da aspettarselo.

Dopo aver compilato il modello A3 per l'ingresso in seconda fascia (in coda) si è capito che l'aggiornamento sarebbe stato tardivo e persino posteriore (di quasi due mesi!) rispetto ai neoabilitati da agosto in poi.
Senza dire nulla, il Miur ha permesso anche a noi, come ai novelli neoabilitati, di compilare il famigerato modello A4, che ci darà la priorità in terza fascia.

Qual è il problema, allora?

Non è chiaro se l'aggiornamento dell'A4 sarà così repentino (per ora stanno chiamando dalle vecchie graduatorie), tuttavia la scuola capofila può già accedere sia al modello A3 sia a quello A4, quindi è chiaro anche a loro che siamo abilitati. Dalle segreterie capofila dovrebbero inviare al più presto alle scuole che abbiamo scelto il documento che certifica la nostra abilitazione, ma non l'hanno fatto e, forse, non lo stanno ancora facendo.

Soluzione?

Orizzonte Scuola (vedi qui) consiglia di "contattare la scuola capofila dopo l'inoltro dell'istanza per la richiesta di priorità, chiedendo di stampare tale richiesta, che potrà essere inoltrata alle altre scuole nelle cui graduatorie compare il proprio nome".
Più realisticamente l'articolo del sindacato si chiude prospettando segreterie rivestire di muri di gomma che faranno fallire questa brillante trovata.

venerdì 4 settembre 2015

Modello A4

Vista l'assoluta mncanza di certezze (la normativa non escluderebbe la nostra compilazione del modello A4, ma, al quanto pare, viene interpretata in modi diversi) occorre basarsi sulle opinioni più autorevoli.
I sindacati sono cauti e non si espongono, le segreterie non sanno che fare, gli uffici scolastici territoriali negano la possibilità di compilare il documento e il Miur?
La giornata di ieri è stata una vera e propria battaglia campale fra neoabilitati e centralino del ministero. Sembra che, visto il gran numero di telefonate (e la fondatezza delle richieste), alla fine il Miur si sia deciso: gli operatori ci hanno concesso di compilare il modello A4 su Istanze on line.
La procedura è semplice e rapida e, come si legge barrando le opzioni, include anche la nostra "condizione esistenziale".
Speriamo che la compilazione non abbia conseguenze infauste...